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Salento da.... scoprire

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Chi percorre, le strade della provincia leccese e si lascia portare dal gusto della scoperta e non rimane deluso. Specie nelle aree interne si assaporano micro-paesaggi rurali che sono la cifra di una costruzione plurisecolare.    Vagando nel territorio di Giurdignano ad esempio si entra nel vivo ...

Chi percorre, le strade della provincia leccese e si lascia portare dal gusto della scoperta e non rimane deluso. Specie nelle aree interne si assaporano micro-paesaggi rurali che sono la cifra di una costruzione plurisecolare. Ulivi che abbracciano il cielo.... Vagando nel territorio di Giurdignano ad esempio si entra nel vivo del megalitismo: qui, diversi menhir (o pietrefitte) e dolmen (monumenti funerari costituiti da lastre di pietra di supporto ad una di copertura) fanno bella mostra di sé assieme a masserie e “chiusure” (campi cinti da pietrame a secco). Si respira veramente la bellezza della campagna, aulente e florida, gìrovagando nell’agro di Tricase. Ulivi nella nebbia Ammireremo lo stupendo esemplare vecchio, si dice, di più di ottocento anni di quercia vallonea lungo la strada per il Porto. Scarrozzando nei sentieri del feudo di Scorrano nel cuore del Salento leccese ci fermeremo a visitare i “tuorli d’uovo” dei querceti inglobati nei coltivi. In quel di Cutrofiano nella elettrizzante tabularità paesistica che nasconde il tesoro minerario delle sue cave a galleria seguiremo il corso, lambito da un bosco lineare di canne palustri, dei fossi di deflusso delle piovane: e ci sembrerà di vivere un Salento inusìtato fatto di rigagnoli e terreni inzuppati (come lì abbiamo tra Veglie e Salice, a nord di Lecce). Paesaggio Salento

Girando nelle campagne di Frìgole (che appartengono al capoluogo) familiarizzeremo con l’impronta antropica della bonifica integrale d’età fascista e repubblicana. A Borgo Piave e a Borgo Grappa, vie poderali bordate di pini ed eucalipti conducono a case bipiano (le più vecchie, degli anni ’30) e lineari (del tempo della Riforma fondiaria), che con la loro architettura funzionale rinviano all’età del dirigismo di Stato. Ma quanto ancora resta da dire del Salento… Del suo mare e della sua costa. La forza della natura.....

Di “Punta Pizzo” che chiude bellamente il seno meridionale di Gallipoli con la gariga intervallata da ampie distese erbacee substeppiche dominate dalla netta silhouette dell’omonima torre di vedetta; di “Punta Proscíutto”, a Porto Cesàreo nell’Arnèo che fu palustre e armentizio della rigogliosa duna che, a nord e a sud della penisoletta rocciosa, corona uno dei litorali più belli di casa nostra; di “Pescoluse” di Salve, giù, nel “tacco”, a due passi da “Capo S. Gregorio” (Patù), ove una mezzaluna sabbiosa, di finissíma rena, per l’appunto, muove uno scenario marittimo di intensa luminosità. E che dire infine del lembo merlettato, dei stupendi muretti calcarei della costa che da “Torre Squillace” porta a “S. Isidoro” di Nardò: qui la coltura scende sino al mare e i morsi della salsedine si fanno vedere sulle minuscole piantagioni. Siamo distanti solo pochi chilometri dall’altro capolavoro ambientale della provincia di Lecce: “Porto Selvaggio”.Porto Miggiano 300x225 E il pensiero va alle sue grotte di frequentazione neolitica, a “Uluzzo”, all’insenatura ricca di acque dolci sgorganti dal basso fondale, alla superba pineta che ammanta la serra discendente, al belvedere che domina un braccio di mare cui fa da sentinella incanutita la scenografica torre di avvistamento saracena. Questo è il Salento, terra di impasti sapienti, di identità comunitarie comunicanti con i paesaggi della fatica e del lavoro sapiente.