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Sconcertanti notizie. Succede solo da McDonald, neonato partorito e abbandonato in una toilette dell'Eur

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Sempre alla ricerca di informazioni sul web, mi imbatto in una notizia che mi fa scendere un brivido lungo la schiena. in un Mac Donald dell'Eur, poco dopo la mezzanotte, una sedicenne entra e sente un vagito. No, non si tratta della scena di un film dell'orrore, ma di un neonato abbandonato n...

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Sempre alla ricerca di informazioni sul web, mi imbatto in una notizia che mi fa scendere un brivido lungo la schiena. in un Mac Donald dell’Eur, poco dopo la mezzanotte, una sedicenne entra e sente un vagito. No, non si tratta della scena di un film dell’orrore, ma di un neonato abbandonato nell’acqua della toilette tra sangue, sprazzi di placenta e cordone ancora attaccato. otto lunghi minuti di agonia, tra la vita, la non nascita e la morte. per fortuna il bambino sta bene, è stato trasportato al Sant’Eugenio, scortato da una volante, pesa tre chili circa e ora si stanno aprendo le indagini per cercare la giovane madre. La telecamera di sicurezza del locale pare abbiano individuato una possibile madre e la stanno cerando.

Al di là del qualunquismo e dei luoghi comuni, resto perplessa e viaggiano alcuni interrogativi dentro di me, che forse resteranno privi di risposta. Domande di siffatta specie, lasciano un po’ il tempo che trovano, ma mi va di condividerli con voi.

Lungi dal giudicare o attaccare mi chiedo:

Perché una giovane donna in preda alla tempesta ormonale pre-parto, primipara senz’altro, si trovava da sola nella toilette di un McDonald?

Qualcuno le sarà stato vicino durante la gravidanza?

Perché è arrivata ad una gravidanza, magari indesiderata, senza sapere che esistono dei metodi contraccettivi utili a questo e a scongiurare il contagio di malattie sessualmente trasmissibili?

La giovane donna sapeva che esiste la possibilità dell’aborto o dell’adozione, senza rischiare che il bambino perda la vita?

La giovane donna sapeva che poteva essere sostenuta, a titolo interamente gratuito, da case-famiglia associazioni e psicologi, psicoterapeuti e assistenti sociali delle Asl di competenza senza restare in lista d’attesa?

E dopo aver abbandonato il bambino, dove sarà andata in preda alle ferite del parto? Sarà a rischio della vita? Sarà distrutta dal senso di colpa?

Avete mai sentito parlare di depressione post-partum? Donne in preda alle tempesta ormonali post-partum sono state capaci di cose indicibili ai danni delle creature da loro generate. Tranquille, se siete i attesa. Non vi trasformerete in mostri senza scrupoli e nemmeno chi fa atti lesivi della vita dei propri neonati lo è. Si tratta di persone sole e fragili abbandonate a se stesse nel momento di peggior sconquasso del corpo e della mente. Chiunque di voi sia stata in attesa per la prima volta può dirmelo: quanti incubi, quante paure e preoccupazioni, quanta la paura di fare coi propri figli gli stessi errori commessi dalle nostre di madri, con le quai troppo spesso non mostriamo un minimo di indulgenza per errori e mancanze, inevitabilmente pesanti sul nostro futuro e sul nostro carattere.

Una volta, quando io andavo a scuola esisteva un team di esperti del consultorio familiare di zona. tra risa, imbarazzi e sghignazzi, psicologi, ginecologi e assistenti sociali venivano a scuola per spiegarti come vivere la proprio sessualità. spiegavano l’esistenza dei metodi contraccettivi, il fatto che non conta se fai sesso spesso o poco o se sei vergini o hai il ciclo mestruale. Ti davano, numeri alla mano, le percentuali di efficacia dei vari metodi contraccettivi all’epoca esistenti. E, cosa poco trascurabile, ti spiegavano che l’epigolo più auspicabile del sesso occasionale è una gravidanza indesiderata e che esistevano ed esistono ancora malattie come gonorrea, sifilide, AIDS. Dunque, che fine hanno fatto questi valorosi e volenterosi esperti?

Per ora un pensiero va al piccolo Emanuele, questo il nome che hanno scelto per lui i suoi soccorritori dopo averlo salvato dall’ipotermia. Emanuele, con lo stesso nome di Gesù, ce l’ha fatta: è un sopravvissuto.

Ancora non lo sa, ma per tutta la vita si porterà dietro la fatica e le ferite emotive di un abbandono così precoce che tanto pesa nella vita di un bambino. Emanuele, non si sa bene per quale motivo e forse mai si saprà, è stato privato di qualcosa di estremamente prezioso per un neonato: l’attaccamento alla figura materna. Ma forse per lui c’è ancora una speranza. Ora che è ancora in incubatrice, spero abbia trovato una o più figure sostitutive della madre che non ha voluto o proprio non è riuscita a prendersi cura di lui, in modo che un giorno potrà riporre nel prossimo quel pizzico di fiducia che serve per credere in se stessi e per andare verso il nuovo sani e forti. Auguri di cuore Emanuele ben venuto tra noi, sei forte e coraggioso, buon anno!